Genova ai suoi tempi

Tra la fine dellā€™Ottocento e la Prima guerra mondiale la crescita dellā€™apparato manifatturiero genovese ĆØ costante. Il ceto imprenditoriale, dotato di una indubbia capacitĆ  di intessere relazioni con il mondo della politica, della burocrazia, della stampa, non mostra eguale abilitĆ  nellā€™affermarsi in nuovi campi di produzione, come quello automobilistico o il chimico-farmaceutico, che conoscono altrove brillanti successi nei primi lustri del XX secolo. Gli addetti allā€™industria nel circondario di Genova sono 84.462 (+32.649 rispetto agli occupati in attivitĆ  manifatturiere rilevati dal censimento della popolazione 1881): di questi, 30.250 lavorano nel settore metalmeccanico, 20.411 nei comparti che utilizzano prodotti agricoli, della caccia e della pesca, 16.005 nel tessile, che ha quindi definitivamente perduto il suo primato. Nel complesso si tratta di un mondo urbano e industriale, come dimostra il numero di quanti lavorano nel settore secondario ogni 1.000 abitanti nei comuni del Genovesato (confini dellā€™epoca): 143 a Genova, 150 a Rivarolo, 229 a Bolzaneto, 231 a Voltri, 233 a Cornigliano, 245 a Sampierdarena, 424 a Sestri Ponente (sono, questi, comuni che vengono unificati amministrativamente nel 1926 nel Municipio di Genova).

Lā€™inizio della Prima guerra mondiale, cui dal 1915 lā€™Italia partecipa direttamente, segna il momento di gloria di quel complesso militar-industriale che era venuto irrobustendosi nei precedenti decenni. Lo Stato interviene massicciamente nel dirigere la produzione bellica: ĆØ cliente delle imprese generoso nei pagamenti, provvede col sistema della ā€œmobilitazione industrialeā€ a privilegiare in vari modi gli stabilimenti che vengono dichiarati ā€œausiliariā€ allo sforzo bellico: garantisce a essi piĆ¹ regolari rifornimenti di materie prime, dispensa dalla chiamata alle armi gli operai specializzati difficilmente sostituibili, salvo poi richiamarli al fronte al primo accenno di iniziativa sindacale, ed esenta dal servizio militare altri lavoratori che vanno a gonfiare gli organici delle imprese metalmeccaniche. Il numero delle officine ā€œausiliarieā€ in Liguria (tutte le maggiori imprese industriali della regione sono coinvolte nella produzione bellica) rende chiara la portata del fenomeno: esse sono 56 nel 1915 e 200 nel 1918, quando occupano quasi 150.000 persone (70.000 sono lavoratori metalmeccanici impiegati nelle fabbriche del circondario di Genova).
La vicenda dellā€™Ansaldo, ora di proprietĆ  dei fratelli Mario e Pio Perrone, ĆØ emblematica di questa eccezionale congiuntura.

Tra i diversi fattori localizzativi che spiegano il rapido sviluppo del comparto nella regione spicca il peso giocato dalla presenza in loco di un mercato capace di assorbire i prodotti siderurgici, e segnatamente di poli industriali con una forte presenza dellā€™industria meccanica; inoltre la disponibilitĆ  di rottame e di infrastrutture che ne rendono piĆ¹ agevole lā€™approvvigionamento, cosƬ come la possibilitĆ  di abbondanti rifornimenti di carbone, riducono i costi di esercizio degli impianti favorendo lo sviluppo di quella ā€œsiderurgia dā€™integrazioneā€, che trae uno stimolo decisivo dallā€™introduzione dei forni Martin-Siemens. Imprese quali lā€™Ilva, la Siderurgica di Savona, le Ferriere di Voltri (destinate a essere assorbite nella prima) e la Bruzzo concorrono a portare nel 1917 la produzione regionale di acciaio a 422.000 tonnellate (il 32% della produzione nazionale). La situazione muta perĆ² radicalmente con la fine delle ostilitĆ , quando diviene necessario passare dalle produzioni di guerra a quelle di pace e affermarsi sul mercato senza poter contare sulle commesse pubbliche che avevano dato lavoro alle officine sino alla vigilia dellā€™armistizio.

Benedetto e Pegli

A Pegli ĆØ sempre vivo il ricordo di Benedetto XV, infatti esiste la
tradizione per cui ogni domenica il sacerdote celebra la Santa Messa nel
portone del palazzo dove soggiornava il Papa durante gli anni giovanili
con la famiglia. Allā€™interno ĆØ presente un grande atrio con una scalinata
laterale a destra, la quale porta ai piani superiori, dove attualmente
risiedono delle persone che vivono nella medesima struttura. Nellā€™atrio
sono presenti un punzone circolare in bronzo che ritrae lā€™immagine di
Papa Benedetto XV e unā€™insegna con una frase in latino, probabilmente
citata dal Papa stesso.
Inoltre nella facciata esterna della casa ĆØ raffigurato lo stemma della
famiglia del Papa e nel portone in alto una scritta in latino riporta le
seguenti parole: ā€œ PIVS HIC VITAE ā€œ. Davanti alla casa natale di Papa
Benedetto XV, nella piazza “Giacomo della Chiesa”, nel 2003, ĆØ stato
realizzato un monumento in suo onore. Nella parte frontale ĆØ
rappresentata la figura del Papa che tiene tra le sue mani il “Nuovo
Codice del Diritto Canonico”.
Nella parte laterale ĆØ presente un bassorilievo raffigurante una chiesa.
Nella parte inferiore del pilastro ĆØ presente un testo che narra una
piccola parte della biografia del Papa; inoltre ĆØ stata applicata una targa
di ringraziamento per iniziativa della Pro Loco di Pegli. Gli scultori
Maestri sono: Valdieri e Giovanni Pestelli e l’architetto Aldo Garsi.
Eā€™ importante sottolineare che a Pegli ĆØ presente la chiesa dei Santi
Martino e Benedetto, una tra le piĆ¹ antiche chiese pegliesi fondata
nell’XI secolo dai benedettini dell’abbazia di S. Siro. Presenta uno stile
neoclassico, per quel che riguarda il campanile laterale, ma gotico
allā€™esterno e allā€™interno. Allā€™interno sono presenti diverse
rappresentazioni liturgiche, tra dipinti, bassorilievi e statue e allā€™altare
una piccola nicchia con GesĆ¹ ornato da angeli. La decorazione del
presbiterio e della volta fu affidata ad Antonio Orazio Quinzio, che
assieme al padre Giovanni, dipinse nel primo il Redentore, nella
seconda il “Trionfo di San Martino”. Lā€™entrata ĆØ dā€™impatto, soprattutto
grazie ai colori vivaci e allā€™oro che contorna la maggior parte delle
incisioni e delle rappresentazioni della chiesa.

Facciata esterna della chiesa dei Santi Martino e Benedetto

I Genovesi non dovrebbero dimenticare che Benedetto XV fu sempre
profondamente legato alla propria terra. Lo dimostrĆ² in diverse circostanze, ne
citiamo una come esempio.
Nellā€™agosto del 1913, allā€™epoca in cui Giacomo Della Chiesa era arcivescovo
di Bologna, la diocesi genovese subiva lā€™interdetto del 1912 del Papa Pio X
che comportava il divieto di ogni funzione episcopale, la sospensione
nellā€™amministrazione delle Cresime e delle Ordinazioni sacerdotali.
I parroci di Genova riferivano che, per lā€™abitudine dei genovesi di congiungere
la Cresima alla Prima Comunione, nel 1913 una buona metĆ  di genitori non
avevano voluto che i loro figli si accostassero alla Comunione perchƩ non
avrebbero potuto ricevere contemporaneamente la Cresima.
Data la situazione di sofferenza della diocesi genovese, il 29 gennaio 1914
Giacomo Della Chiesa indirizzĆ² a Pio X una supplica, pregandolo di togliere
lā€™interdetto che gravava sulla cittĆ .
Fu lo stesso Giacomo Della Chiesa a risolvere la situazione quando
succedette a Pio X il 3 settembre del 1914.

Portone della casa in cui Papa Benedetto XV ha vissuto con la sua
famiglia.

Oltre a ricordare Benedetto XV come un forte oppositore della guerra, ĆØ
giusto considerarlo come il Ā«Papa delle missioniĀ».
Il 30 novembre 1919 viene siglata dal Papa Benedetto XV la lettera
ā€œMaximum illudā€, in cui il Papa incentiva la promozione del clero locale. Prima della pubblicazione di questa lettera i vescovi e i sacerdoti di una
nazione lavoravano per le chiese di altre nazioni; Benedetto XV crede
che sia piĆ¹ giusto che le persone del luogo cristiane o convertite
possano condurre le chiese locali. Ad esempio, fonda il Collegio Etiopico
per la formazione di sacerdoti del luogo e incoraggia la diffusione di
associazioni a sostegno delle missioni.
Infine, questo documento ha ispirato Papa Francesco nella
promulgazione del Mese missionario straordinario dellā€™ottobre scorso.
(Inoltre, questa lettera ĆØ paragonata alla Magna Carta).
Le origini della Congregazione orientale risalgono a Gregorio XIII: nel
1573 istituisce la Ā«Congregatio de rebus graecorumĀ» per i problemi dei
cattolici di rito bizantino. In seno a questo dicastero Pio IX erige la
Ā«Congregatio de Propaganda Fide pro negotiis ritus orientalisĀ» (6
gennaio 1862) , organismo reso autonomo da Benedetto XV (Ā«Dei
providentisĀ», 1Āŗ maggio 1917) con il nome Ā«Congregatio pro Ecclesia
orientaliĀ». Il progetto di una scuola di alti studi sullā€™Oriente cristiano risale
a Leone XIII ed ĆØ attuato da Benedetto XV (Ā«Orientis catholiciĀ», 15
ottobre 1917): il Pontificio Collegio Orientale entra nel consorzio con la
Pontificia UniversitĆ  Gregoriana (1551) e il Pontificio Istituto Biblico
(1909), tre prestigiose istituzioni affidate alla Compagnia di GesĆ¹. Il
Pontificium Collegium Russicum sulla cultura e spiritualitĆ  russa, affidato
ai Gesuiti, sarĆ  eretto da Pio XI (15 agosto 1929): vi studiano anche
numerosi seminaristi fuggiti dalla Russia bolscevica che perseguitĆ²
duramente i cristiani.

Incisione in latino presente allā€™interno della casa in cui Benedetto XV ha
vissuto con la sua famiglia; la frase ĆØ stata probabilmente citata dal
Papa stesso.

Possiamo affermare che Papa Benedetto XV si dedicĆ² al compimento di
numerosi atti di caritĆ .
Con lā€™enciclica ā€œPATERNO IAM DIUā€ chiese aiuto a tutto il mondo per
aiutare i bambini dellā€™Europa centrale, e da questa campagna riuscƬ a
ottenere 17 milioni di lire.
Con una seconda enciclica ā€œANNUS IAM PLENUSā€ raggiunse ulteriori
13 milioni di lire per lo stesso scopo.
Fece altri atti di caritĆ  in seguito alla carestia in Russia, in Austria,
Germania, Irlanda e Cina.

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